Ci sono alcuni angoli di Firenze meno conosciuti, ma ricchi di curiose leggende da scoprire per assaporare pienamente il fascino di questa città. Ecco in questo articolo una Firenze insolita.
La vita sull’Arno e i mestieri scomparsi
Prima della costruzione di tutti gli attuali ponti, l’Arno era il principale mezzo di trasporto di legname, persone e merci. L’acqua serviva per i mulini e per lavare i panni, i bambini vi giocavano. Anche molti lavori erano legati al fiume: il renaiolo estraeva la rena per l’attività edilizia, il traghettatore trasportava persone e merci da una sponda all’altra, il pescatore riforniva di pesce i mercati locali.
C’era anche chi si occupava di costruire reti da pesca, come la famiglia Degl’Innocenti che, nella persona del figlio Dino, negli anni Cinquanta ha fondato FH55 Grand Hotel Mediterraneo. L’albergo è situato su Lungarno del Tempio, proprio dove, prima della costruzione del ponte San Niccolò nel 1836, lavorava un traghettatore.
La leggenda del Tobiolo celebrata in una statua
Fuori da FH55 Grand Hotel Mediterraneo c’è una fontana realizzata con una scultura di bronzo dell’artista bolognese Enzo Pasqualini: è il Tobiolo. Negli anni Sessanta, molti artisti erano soliti passare dall’hotel per proporre le proprie opere. Il titolare Dino Degl’Innocenti, appassionato d’arte, quando vide la statua del Tobiolo, raffigurante un giovane con in mano un pesce, ne fu subito catturato. La sua mente tornò all’infanzia quando giocava e pescava lungo l’Arno, mentre la famiglia lavorava e costruiva reti da pesca. Decise quindi di acquistarla e collocarla fuori dall’albergo.
Chi è il Tobiolo? È un personaggio biblico dell’Antico Testamento. Su richiesta del padre cieco, Tobiolo partì per riscuotere dieci talenti d’argento. Nel cammino, incontrò un uomo misterioso che si propose come guida: era l’Arcangelo Raffaele inviato dal Signore per proteggerlo. Durante una sosta presso il fiume Tigri, Tobiolo fu assalito da un pesce e su consiglio della guida, lo uccise e ne estrasse fegato, fiele e cuore. Una volta a casa l’Arcangelo lo esortò a spalmare sugli occhi del padre il fiele del pesce e il padre riacquistò la vista.
La testa di Berta
Alzando lo sguardo verso l’alto, sul lato della chiesa di Santa Maria Maggiore che si affaccia su via de’ Cerretani, dal muro si nota il busto di una statua femminile che i fiorentini chiamano la Berta. Ci sono varie leggende a proposito di questa statua. Una vuole che sia una donna pietrificata da un maleficio lanciato dall’astrologo Cecco D’Ascoli che, accusato di stregoneria e condotto al rogo, chiese un po’ di acqua.
La donna, dalla finestra del campanile, urlò di non dargli da bere, altrimenti grazie ai suoi poteri demoniaci non sarebbe morto. Il condannato le rispose “e tu non leverai più la testa di là”. L’altra leggenda narra che sia la statua di una venditrice di ortaggi che, stufa di non sapere il momento esatto in cui le porte della città venivano chiuse, decise di regalare alla chiesa una campana. I fiorentini per ringraziarla le dedicarono quel busto di marmo.
Il balcone rovesciato di Borgo Ognissanti
Al civico n. 12 di Borgo Ognissanti, si nota un balcone fuori dall’ordinario: tutti gli elementi architettonici sono al contrario. Perché? Un’ordinanza del 1530, emessa da Alessandro de’ Medici, vietò la costruzione di balconi con elementi troppo grandi per non ingombrare le strette vie della città.
Il signor Baldovinetti, determinato a costruire un balcone per la sua casa, ogni giorno chiedeva insistentemente il permesso ad Alessandro de’ Medici, il quale per sfinimento acconsentì, ma alla condizione che il balcone fosse costruito al contrario, cercando così di scoraggiarlo, senza successo.
Quella finestra sempre semiaperta di Palazzo Grifoni
Tutti i romantici apprezzeranno la leggenda di Palazzo Grifoni. Verso la fine del Cinquecento, una sposa attendeva ogni giorno il ritorno dell’amato partito in guerra, passando le giornate a ricamare seduta vicino alla finestra del palazzo che si affaccia su piazza SS. Annunziata.
La donna attese invano il ritorno dell’amato fino a che morì proprio vicino alla finestra aperta. I parenti, nel tentativo di chiuderla, assistettero allo spostamento di mobili e a luci che si accendevano e spengevano. Decisero quindi di lasciarla aperta e tutto tornò alla normalità. Da allora, la finestra resta sempre socchiusa per permettere allo spirito della donna di controllare se il marito fa ritorno.
Tra un post e l’altro mi diletto con qualche concertino, un buon libro e un pizzico di meditazione. Ma niente mi rende più felice di viaggiare per il mondo zaino in spalla. Il mio motto è: l’importante è partire!
photo credits:
– La Berta – www.lanazione.it
– Balcone rovesciato – www.toscanainside.com
– Finestra socchiusa – www.tripadvisor.de
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